VIA BELLANO TACENO - ANELLO DI COMASIRA

Bellano (Ombriaco) – Comasira – Vendrogno - Bellano

      • Difficoltà : Percorso per Escursionisti Esperti T5-

      Indicazioni : Assenti.

      Bollatura : Assente.

      Traccia : Mulattiera – Sentiero – Assente

      • Tempo di percorrenza : ca 4,5 [h] per il solo arrivo a Comasira.

      • Dislivello positivo : ca 500 [m]

      • Periodo consigliato : Autunno – Primavera.

      Itinerario per avventurieri genuinamente appassionati per questo genere di riscoperte. Scelte di rotta obbligate e delicate (da effettuarsi in mezzo agli onnipresenti, e a tratti soverchianti, rovi) impongono un’altissima soglia di sopportazione e di pazienza. Il terreno tecnico, a tratti esposto, suggerisce asciutto.

      • Disponibilità acqua : Ombriaco – Vendrogno – Comasira.

      • Appoggi : Assenti.

      • Data di stesura relazione : Primi anni venti.

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Lo storico collegamento tra Riviera e Valsassina ha nella Muggiasca origini antichissime. Da Bellano, sulla soliva destra idrografica del Pioverna, due magnifici itinerari convergevano al compatto borgo medioevale, (un tempo fortificato) di Comasira, per proseguire unificati a Taceno. La leggenda vuole infatti che la sua cinta muraria avesse tre aperture; una per riprendere la Via che proseguiva a Taceno e due per le Vie in arrivo da Bellano. Ma - se la Via passante da Vendrogno (e discendente a Comasira dalla chiesa di San Sebastiano) si è conservata in maniera mirabile (almeno nei tratti non ricalcati dalla SP66) – la “Strada comunale per Comasira”, autentica direttissima da Bellano, è stata oggetto di una voluta rimozione collettiva dalla memoria. Essa versa oggi in tale stato di totale abbandono che, il probante ripercorrere, fa assumere alla bella Comasira e al viaggio per raggiungerla un’inestimabile aura da perduta Shangri-La.

Lo storico collegamento tra Riviera e Valsassina ha nella Muggiasca origini antichissime. Da Bellano, sulla soliva destra idrografica del Pioverna, due magnifici itinerari convergevano al compatto borgo medioevale, (un tempo fortificato) di Comasira, per proseguire unificati a Taceno. La leggenda vuole infatti che la sua cinta muraria avesse tre aperture; una per riprendere la Via che proseguiva a Taceno e due per le Vie in arrivo da Bellano. Ma - se la Via passante da Vendrogno (e discendente a Comasira dalla chiesa di San Sebastiano) si è conservata in maniera mirabile (almeno nei tratti non ricalcati dalla SP66) – la “Strada comunale per Comasira”, autentica direttissima da Bellano, è stata oggetto di una voluta rimozione collettiva dalla memoria. Essa versa oggi in tale stato di totale abbandono che, il probante ripercorrere, fa assumere alla bella Comasira e al viaggio per raggiungerla un’inestimabile aura da perduta Shangri-La.

DESCRIZIONE: Partenza da Via Colombera, Bellano. Poco distante dal tornante della SP66 il corso della Storia scorre silenzioso, sotto il nastro di bitume d’un ponticello stradale, nel sedime acciottolato d’una mulattiera. Imbrattata dell’arancio del Sentiero del Viandante, non la riconosco nel suo ripido percorso che mena alla arroccata frazione di Ombriaco (Ombriach). Ben presto si giunge ad un antico lavatoio dove il rustico selciato, pur con lo stesso incedere della gradinatura, lascia spazio a fini ciottoli di fiume cementati a terra. Tra strette viuzze, su cui occhieggiano portici e ballatoi, si sale per orgogliosa scalinata tra le compatte abitazioni fino alla chiesa di San Bernardino. Lasciandola a man sinistra si continua a salire fino a guadagnare un camminamento cintato da mura di sasso che si allontana da Ombriaco. La campagna di Bellano stenta ancora a rivelarsi al fastidioso vario ronzare del mastodontico svincolo della SS36 e alla vicina presenza di moderni villini. Ma, al ritornare dell’antico selciato e al comparire d’un passamano in ferro, la manifestazione è completa. In località Gabelin, superato un ponticello su d’un vivace rivo, lascio le non ancora riconosciute certezze per la loro strada diretta a Vendrogno – rispondendo ad una familiare chiamata.

Prendendo una rampa/deviazione sulla destra, diretta apparentemente solo ad una baita che sovrasta una curva della mulattiera, si apre invece la Strada di Comasira. L’inizio, soave tra vigneti terrazzati, si arricchisce di ringhiera protettiva del ciglio a valle lungo il breve percorso per la località Boleno.

Di nuovo cintata da mura, la Via prosegue tra angoli di assoluta amenità fino ad una prima rotta salita che termina in un poderoso terrapieno sorretto da mura a secco. Qui, la Strada di Comasira, si divide nelle sue due varianti.
– A sinistra, la variante “Alta”, dopo esser salita al piede (di sassi smossi) d’un fronte di frana che l’ha travolta, raggiunge un suggestivo crotto sparendo nella confusione d’un successivo esploso canale. Risalendo a fatica la ripida sponda opposta, maestosi terrazzamenti nella penombra di selve inselvatichite nascondono gradini inghiottiti da un’invincibile muraglia di rovi. Impossibile davvero procedere oltre.
– A destra, la variante “Bassa”, in piano procede fino alle cascine di località Fasola. Girando alle spalle di quella più a monte, alcuni tonanti aprono ad un traverso mangiato dai rovi che mena ad un canale (lo stesso – ripido – attraversato con la variante “Alta”) che si supera agevolmente tra due spalloni di muro a secco. Poco più avanti una marcia (e pericolosa) ponteggia di legno aiuta a superare un secondo canale sopra ad un fradicio salto di roccia depositando su d’una ben definita cengia. Stringendosi fino ad esser invasa da arbusti e da giovani piante costringe ad un traverso ascendente che porta fino alla rampa d’accesso dell’isolato casello di Nugher. La vista, da qui, del bianco ciglio di roccia della successiva arcigna Valle del Torno suggerisce saggezza e di provare a non sfidarlo direttamente. Ricominciando quindi a salire la flebile traccia tra i terrazzamenti a monte di Nugher si giunge, dopo non poca fatica e tedio (vegetazione arborea opprimente e folli tiri di rugginose reti metalliche più o meno collassate da superare), ad una più strutturata traccia trasversale a quella seguita da Nugher. Di nuovo sulla “Comasira Alta” si scorge subito, a sinistra, una possente scalinata rituffarsi nel verde caos di rovi abbandonato quasi una vita fa ed ora sì, felicemente aggirato.

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Tornata alla mente la visione di poc’anzi, un altro aggiramento torna ad urgere. In direzione d’oriente, una rampa ben impostata s’incunea in una ripida costa rocciosa dove la meraviglia non si stupisce di trovarvi un passaggio ricavato nel sasso per una cengia diretta verso la luce. Timoroso a non scostare troppo la flebile tenda arbustiva che cela il vuoto dell’Orrido del Torno, salgo verticalmente su stretti volteggi gradinati ed intagliati nella viva roccia. Un traverso inghiottito da arbusti porta ai miseri resti d’un rudere dove, alle sue spalle, terrazzamenti languono di nuovo nell’oscurità. Il primo dei muretti, seguito in nuovo traverso, si tramuta presto in un possente camminamento che, snodatosi tra rivi e balze, completamente ricoperto da un vello di rovi, porta ad uscire verso la luce e verso un praticello ben curato. Qui, aperto il cancelletto d’una recinzione, sono alla settecentesca edicola votiva di Duch – sulla pista che collega le panoramiche abitazioni alla SP66.

Seguendo la pista si traversa un torrentello e, aperto un cancello d’una confusa rimessa agricola, per storiche ma allargate volte sterrate si giunge ad un’isolata baita ben ristrutturata e centrale nel suo civettuolo occhietto di prato. Oltre, di nuovo nel fitto del bosco, un’oppressiva distesa di rovi sta piano piano digerendo quel poco che resta delle poderose addossate cascine di Campiag.

A fatica, tra un atto di forza ed uno di accondiscendenza, si supera il largo fondo d’un canale uscendo sulla pista sterrata della Piazza per malconcia traccia. Discesi alle spalle d’una baita per pochi metri lungo la silvo pastorale si devia a sinistra per labile imboscata traccia fino ad una fatiscente baracca. Poi, per prati e tracce di piste, liberamente giù fino a dove l’istinto indica Comasira.
Da un verde poggio, i tetti del borgo sembrano un miraggio che stento a riconoscere. Un lineare filare di confuse piante ed arbusti taglia in due il prativo che declina al lavatoio e al centro storico; muri a secco lo contengono ai lati abbassandone il fondo al di sotto del livello del pendio: ecco l’emblematico arrivo in Comasira della Strada Comunale da Bellano. Non potevo chiedere ingresso più trionfale!

Porte gotiche ad arco, strette viuzze selciate e medioevali palazzi pretori affacciati sui Pizzi di Parlasco mi incantano tanto da dimenticare graffi ed abiti laceri.

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Lasciandomi condurre da visioni antiche e presagi futuri esco da Comasira e sfilo la chiesa di San Sebastiano lungo l’inerbito selciato della Via Per Vendrogno.
Tra momenti d’estasi e scorci di puro abbrutimento, non potrei mai star pensando di stare in definitiva ricalcando la Via Spluga romana in discesa verso Bellano. Tra un becero tratto d’asfalto ed una serie di commoventi tornati perfettamente selciati, riconosco quanto misconosciuto stamane scoprendomi di nuovo prossimo al bivio del Gabelin.

E allora, penso. Cos’è mancato per fare di questo mondo un paradiso?
Abbiamo ripudiato cose di valore ed ammassato impedenti orpelli fino a perdere così tanto la Via da spergiurare che non sia mai esistita. E la risposta a quella domanda mi ricorda tutto ciò che continua oggi a mancare e che ho ritrovato tra i rovi della Strada di Comasira – qualcosa che mi fa male, che mi strozza la gola. “Nulla” sussurro forte, ed il nodo è sciolto. Eccomi, a passeggio tra i campi elisi.

VIE DI FUGA : Nel difficile breve tratto centrale assenti, inutili altrove.
SUGGERIMENTI PER LA DISCESA : Itinerario completo.

APPROFONDIMENTI

RIFERIMENTI CARTOGRAFICI :

  • CARTA IGM

Zona ed itinerario rappresentata correttamente. Grande, ma comprensibile, la scarsità di toponimi.

  • Mappe Teresiane e del regno Lombardo Veneto.

A Fasola, le antiche mappe del regno Lombardo/Veneto nominano unicamente come “Strada comunale di Comasira” la variante Bassa – bretella per Nugher – pur riportandola tronca nel successivo ramo laterale della Valle del Torno. La “Comasira Alta” (indicata come “Consorziale di Seilo” – “Seita” in quelle del Regno d’Italia) arriva però a terminare misteriosamente anche prima. Nelle qualitative mappe Teresiane invece, si evidenzia unicamente la presenza della mulattiera a tornanti per Pradello/Vendrogno.

 

Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà  MNR – Negri “Manara” Raffaele

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