STRADA DI CANTONE - CREMONNO DA AVANO

Avano – Piarolo – Ranchello - Cremonno

  • Difficoltà : Percorso per Escursionisti Esperti T6

Indicazioni : Assenti.

Bollatura : Assente.

Traccia : Labile o assente, seppur storica.

  • Tempo di salita : ca 5 [h].

  • Dislivello positivo : ca 500 [m]

  • Periodo consigliato : Inverno.

Itinerario per comprovati Avventurieri; ovvero smaliziati cacciatori di tracce perdute ed esperti di luoghi impervi e selvaggi. Improponibile in direzione opposta (pericoloso a ritroso in caso di ritirata sui propri passi). Esso impone inoltre, di fatto, a Cremonno il ritorno dalla difficile e compromessa Via Ranco Piazzo (caldamente consigliato conoscerla in anticipo e di verificarne la delicata percorribilità a ridosso della data stabilita per la “gita” – attenzione, non esistono davvero alternative, se non un drammatico autostop o una seconda auto lasciata a Piazzo). Terreno asciutto (condizione difficile da trovare in ValGrande) e buona visibilità presupposti imprescindibili.

  • Disponibilità acqua : Nessuna.

  • Appoggi : Nessuno.

  • Data di stesura relazione : Primi anni venti.

La Val Grande solca profonda e severa il lato oscuro del Muggio demarcando ad est il grande regno dell’abbandono a sud del torrente Varrone. Alla foce il suo labbro destro idrografico è un’arcigna china dalle dirupate propaggini rocciose mal celate da prensili boschi verticali. Vista da Ranchello sembra un oscuro cono d’ombra malignamente rampicante al cielo, ben demarcato dalla tormentata compattezza generale di quel mondo di latebra. Cantone Rotondo, così era chiamato. Sulle sue repellenti pendici si snoda incredibilmente l’omonima perigliosa strada tra Piarolo e Cremonno, cercata e ricavata artificialmente (con gradini e passaggi intagliati nella roccia) tra le sue aggrovigliate pieghe naturali. L’itinerario storico forse più perduto ed ardito di tutta la ValVarrone.

La Val Grande solca profonda e severa il lato oscuro del Muggio demarcando ad est il grande regno dell’abbandono a sud del torrente Varrone. Alla foce il suo labbro destro idrografico è un’arcigna china dalle dirupate propaggini rocciose mal celate da prensili boschi verticali. Vista da Ranchello sembra un oscuro cono d’ombra malignamente rampicante al cielo, ben demarcato dalla tormentata compattezza generale di quel mondo di latebra. Cantone Rotondo, così era chiamato. Sulle sue repellenti pendici si snoda incredibilmente l’omonima perigliosa strada tra Piarolo e Cremonno, cercata e ricavata artificialmente (con gradini e passaggi intagliati nella roccia) tra le sue aggrovigliate pieghe naturali. L’itinerario storico forse più perduto ed ardito di tutta la ValVarrone.

DESCRIZIONE: Partenza da Avano. Dal sagrato della deliziosa chiesa dell’Assunta una passerella pedonale porta sotto ai pilastri di sostegno e alla degradata ombra dell’unico parcheggio del paese. Subito, sulla sinistra, una deviazione porta ad immergersi nel verde su d’un compromesso selciato inghiottito dai rovi. E’ già ora di una decisa manifestazione di ferma volontà.

Sfilando appresso agli ultimi prati sotto l’abitato e straziati dalla vista di enormi ceppi di castagni tagliati si raggiunge a fatica la cascina devastata di località Piazze dove arbusti e rovi trovano massima sublimazione nella protezione di enormi piante schiantate. Conviene allora deviare a sinistra raggiungendo il piede di un’enorme aggettante parete rocciosa proprio sotto la pancia più meridionale della “S” formata dalla SP67 in ingresso ad Avano. Per la direzione di massima pendenza si scende per terrazzamenti imponenti fino a ritrovare la Via nelle fattezze di un marcato stinto sentiero che, con numerose serpentine lungo la costa, sfila in mezzo tra le ultime due cascine al di qua del Varrone prima del ponte di Piarolo.

Finalmente sulla mulattiera proveniente da Tremenico, dopo un lungo traverso in discesa sorretto da solide mura a secco, si giunge al fiume. Il Ponte (nuovo) di Piarolo consente di attraversare lo spumeggiante corso d’acqua e di approdare nel vasto magico regno del Monte Muggio. Un così significativo passaggio è affidato però solo ad una singola asciutta arcata di profilati e grate d’acciaio poggiate su due pilastri di cemento armato. Il Vecchio ponte l’ha portato via una piena del Varrone molti anni fa nell’avanzare di uno dei suoi incontestabili diritti su queste Terre.
Si sale. Alcuni provati maestosi tornanti della mulattiera consentono di risalire ad un morbido poggio incuneatosi in una delle molte anse del Varrone. Un delizioso tratto di Via, racchiuso da muretti di sasso tra verdi residui slarghi prativi, esalta la longilinea trasversale vicinanza delle antiche cascine di Piarolo.
La mulattiera volge in piano ad oriente, subito interrotta da un tratto franato (da percorrere con attenzione) ma rinfrancandosi presto nel regalare passaggi di fiaba su orridi cigli. In piano su terreno ingombro di massi s’incontrano altre diroccate costruzioni fino ad un boschetto d’abeti dove la Via vorrebbe riprende al salire.

Abbandonato il sedime selciato principale prendo un mesto sentierino in leggera discesa. La Strada di Cantone Rotondo comincia così, con la lunga serie delle ben spaziate diroccatissime cascine di Ranchello rincorse tra polle di fango ed un’interminabile serie di alberi caduti.
Stralci di mulattiera mi conducono fino ad una vallecola esplosa, collassata verso valle durante un temporale. A cavalcioni di enormi faggi la supero raggiungendo l’ultima costa delle cascine gemelle poste prima della dimenticata discesa per il guado del Punt dal Bernè. Io traverso invece alto fino ad una larga fascia di nuda roccia piallata da una piena ma colpita ora solo dall’innocuo stillicidio d’acqua in caduta da un salto di roccia a monte. Per provvidenziale passaggio naturale scovo il proseguo della mulattiera che per eroso esposto traverso conduce in salita all’ultima solitaria cascina di Ranchello.
Prima della sua costa alcuni gradini selciati scendono lungo la ripida dorsale con mesti e slavati tornanti fin ad un largo pianoro boscoso. Per franaticcio umido traverso tocco il fondo della ValGrande sotto la nera imponente mole del Cantone Rotondo.

Un muretto a secco incuneato a ridosso della verticale parete rocciosa sembra suggerire un’impraticabile folle cengia naturale diretta verso la china settentrionale di Cantone Rotondo. Lasciatola a se, anche il risalire la Val Grande, possibile solo su destra idrografica, sembra sia impedito da una costa rocciosa a picco nella forra a monte.
Con tremendo atto d’umiltà e di Fede la Scala di Cantone ha però proprio inizio qui, con la manciata di tacche incise su d’un viscido sasso inclinato proteso sull’ormai già lontano greto del torrente (esposto – I).

Rimontata l’inclinata fradicia costa (attenzione) si impone il superamento di un’imminente fascia verticale per esposto terroso traverso verso destra. Un bel gradino di roccia, una vera passerella sul vuoto larga poco più di due spanne (esposto, delicato – II), apre al primo di una lunga serie di labili ma chiari tornati ricavati o cercati nelle pieghe della tormentata roccia di Cantone Rotondo.
Dopo questa prima lunga difficile rampa di Scala un dolce poggio mi accoglie. La seconda invece, non meno lunga della prima, è più verde ed intuitiva poiché appoggiabile infatti saltuariamente a sinistra del filo di cresta. Si sale così fino ad una mesta rampa artificiale, trasversale al filo di cresta, formata da alcuni massi sapientemente disposti verso oriente. Traversando nella direzione suggerita per labile sentierino scovo un malconcio mucchio di massi disposti a formare il trespolo per salire sulle tacche incise d’un roccione/cengia.

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Ne rimonto il piano capo, insidiosamente inclinato verso il mozzafiato nulla a valle, infastidito (o iutato) dall’intralcio d’una tormentata pianta (esposto, delicato – II). Per vago sentore di traccia giungo ad una compatta ripida rampa boschiva, chiusa a monte da aggettanti salti di roccia e insidiata al piede dal vuoto.
Si traversa ora, quasi a voler scendere. Gradini intagliati (difficili da individuare – attenzione a non forzare altrove) aprono ad una doppia spettacolare cengia/tornante che molto ripidamente (gradini di sassi disposti; esposto – II e poi I) porta ad un aereo balcone sospeso. Con delicato tratto piano a ridosso del ciglio e breve saltino (attenzione alle foglie che potrebbero coprirlo!) atterro su d’un bucolico squisito terrazzetto.
Distese sconfinate di legno e roccia si tuffano spumeggianti e verticali nella stratta gola della ValVarrone da ogni dove. Pagnona, l’unica presenza umana percepibile da qui, è minuta e bella come non mai.
Traverso infine di nuovo, in maniera leggermente asendente (prima alla testata d’un pendio incuneato a ridosso d’una fascia rocciosa e poi per spazi più aperti) lungo boschi ripidissimi resi pericolosi da un dedalo di piante cadute, distese come scivoli verso il chiacchierone Varrone.
Il dramma finisce su d’un largo spiazzo di carbonaia con ben in vista una baita ristrutturata, posta al termine della pista nata alla fine dello scavo del metanodotto. Cremonno è più in là, scheletrica e fantasma in faccia all’abbandono “sottostrada” di Pagnona. Nervi e gambe possono finalmente cedere; ci vorrà un attimo perché si lascino imbrigliare di nuovo in vista del difficile ritorno.

La disastrata mulattiera per Toggiole (a monte della baita a fine Strada di cantone) mi porta a trovare la pista proveniente da Piazzo e da lì la deviazione per la Via Piazzo – Dervio che mi servirà per raggiungere Ranco e Piarolo.

Con le pulsazioni, ritmiche e precise, nelle mie tempie oggi solo la suadente nenia del Varrone a valle, lo scricchiolio aereo della marcescenza arborea al canto del vento e lo scalpiccio dei sassi smossi da un selvatico o da qualche spirito inquieto uscito dal suo cascinale, abbandonato dal sangue del suo sangue.
Sento il silenzio di oggi a me maestro e complice; una presenza fisica ed amica – e allora, durante la lunga delicata marcia verso casa, canto. Canto forte, come la poiana in cielo ed il camoscio sulla rupe. Dopo la difficile felice prova tutta la mia gioia d’esser rumorosa parte di esso.

VIE DI FUGA : Assenti!
SUGGERIMENTI PER LA DISCESA : Vedere note introduttive; giunti alla scalinata della costa dei Ranchi si abbandona la Via per Lentree discendendo, per accenno di mulattiera selciata, fino ad una cascina con cisterna di cemento annessa. L’edicola di Ranco e la mulattiera per Piarolo è da lì poco distante.

APPROFONDIMENTI

RIFERIMENTI CARTOGRAFICI :

  • Mappe dei regni Lombardo-Veneto e d’Italia.

 

Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà  MNR – Negri “Manara” Raffaele

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