STRADA DEL CONSOLINO – TREMENICO DA INTROZZO

Introzzo - Tremenico

    • Difficoltà : Percorso per Escursionisti Esperti T3/T4 (T2 al di fuori del tratto perduto)

    Indicazioni : Cartelli azzurri dei percorsi eco-museali (per la sola porzione integra della Via)

    Bollatura : Assente.

    Traccia : Mulattiera selciata – assente

    • Tempo di percorrenza : ca 2 [h]

    • Dislivello positivo : ca 200 [m]

    • Periodo consigliato : Da Tardo autunno ad inizio Primavera.

    Itinerario che, nella sua forma comunemente conosciuta ma raramente ripercorsa (ovvero tra Introzzo ed il quinto tornante in salita della Via Caduti di Guerra per i Roccoli Lorla) è semplicemente escursionistico, diventa appannaggio di soli esperti appassionati nel perduto tratto a ridosso di Tremenico. Vegetazione opprimente impone quanto possibile foglia caduta e terreno asciutto.

    • Disponibilità acqua : Introzzo – Tremenico.

    • Appoggi : Nessuno.

    • Data di stesura relazione : Primi anni venti.

La più antica Via per raggiungere Tremenico da Introzzo (e quindi dal lago) fu la “Strada detta del Consolino” (o del Consiolino). Tortuosa mulattiera alpina, maestosamente selciata, prende il nome da un panoramico poggio posto quasi a metà strada tra i due abitati e che, dal giorno di Sant’Anna del 1768, ospita l’omonima cappella dedicata alla Madonna. Calcata anche da Carlo Borromeo nella sua visita pastorale del 1566 per rafforzare la fede degli ultimi baluardi cattolici prima della Valtellina protestante, nei suoi pesanti contrasti tra fede e mercimonio, cura museale ed irrecuperabile abbandono, si prefigura come l’autentica via del Santo.

La più antica Via per raggiungere Tremenico da Introzzo (e quindi dal lago) fu la “Strada detta del Consolino” (o del Consiolino). Tortuosa mulattiera alpina, maestosamente selciata, prende il nome da un panoramico poggio posto quasi a metà strada tra i due abitati e che, dal giorno di Sant’Anna del 1768, ospita l’omonima cappella dedicata alla Madonna. Calcata anche da Carlo Borromeo nella sua visita pastorale del 1566 per rafforzare la fede degli ultimi baluardi cattolici prima della Valtellina protestante, nei suoi pesanti contrasti tra fede e mercimonio, cura museale ed irrecuperabile abbandono, si prefigura come l’autentica via del Santo.

DESCRIZIONE: Partenza da Introzzo, esigui parcheggi lungo via XXV Aprile. Appena dentro le anguste viuzze e le antiche architetture del centro storico già si assapora l’antica suggestione medioevale del feudo di Mont’Introzzo, posto a dominio dell’omonima sua (in)Trocia Vallis.

Presa Via Piazza per la Contrada del Portico ben presto si superano a monte i pochi residui prati prima del bosco. Su curatissimo sedime selciato si rasenta la Val da Crac (Craggio) attraversandolo su d’un romantico ponticello ad arco e dove i vicini resti d’un antico mulino da macina testimoniano di antichi campi dalle messi biondeggianti contro il profondo blu del lago.

Quest’immagine è più difficile ora a credersi della storia di un San Carlo Borromeo caduto qui nel guado (un tempo naturale) del torrente e trascinato dalla corrente dopo la scivolata d’un cittadino di Tremenico che lo ebbe caricato in spalla per evitargli di bagnarsi. L’evento, risoltosi grazie al pronto intervento d’uno degli abitanti d’Introzzo che stavano aspettando l’arrivo del Santo e della compagnia di Tremenico sull’altra riva sarà l’inizio di accese discussioni a riguardo della dinamica dell’incidente, sfociate in secoli di campanilismo tra gli abitanti dei due comuni.

Con la breve successiva rampetta si esce ancora brevemente in un occhio di prato che cela uno storico bivio; a destra, in piano, si prende la mulattiera della Caurga – a sinistra, riprendendo a salire, si resta sulla Via del Consolino. Brevi secchi tornanti e si supera la Vallecola di Culon e, per ampio traverso ascendente, si giunge su terrapieno selciato la Valle di Panarolo con diroccata costruzione (mulino anch’esso?) annessa.

Nuovi sublimi tornanti consentono di lasciare a sinistra la deviazione per Subiale e, su pittoresco arco di pietre steso sulla valle del Consolino, si sbuca sul panoramico poggio che dà nome alla Via ed alla Madonna che ne fa protezione.

La Via riprende ora su prativi coronati da castagni patriarcali, reduci borromeici allietati dal canto dell’acqua della Coldirola. Superati alcuni cascinali ed un fatiscente gisö (gesuolo – edicola votiva) si sbocca su d’un tornante, il quinto in salita, della strada per i Roccoli Lorla. Nella sua piega interna, la Via del Consolino riprende trascurata fino a risbucare presto su asfalto in corrispondenza d’un prato a monte terrazzato.
Il tratto residuo, ora sotto strada, è rintracciabile solo dopo la piazzola d’atterraggio per l’elisoccoro. Il ceppo d’un monumentale castagno, incredibilmente intagliato con le immagini d’un presepe, avvia l’inerbato tratto per l’oscurità ombrosa della Valle della Pianca. L’antica edicola della Madonna della Cintura, orfana della sua statua trasferita pochi metri più sopra lungo il solito nastro d’asfalto, giace marcescente sotto l’immondizia persa per strada dalla foga turistica di chi sale al Legnone per la via più breve.

Tremenico è ormai prossimo. Presa la pista di servizio di Fenile, poco dopo un’isolata baita, la si abbandona per discendere verso un tetto di piode sbirciante al di sopra d’un arruffato groppo di rovi. Il diroccato Gisö della Beresine suggella l’antichissimo bivio della curva da Fenil che, con gli ultimi infestati dimenticati tornanti, mena in discesa nel cuore dell’abitato di Tremenico.
Eretto su d’un preesistente luogo di culto, la sua forma attuale arriva da tempi lontani, quando Napoleone arruolò a Tremenico soldati per la sua Grande Armata estraendo a sorte dei giovani del villaggio che però , ricchi di famiglia, pagarono dei compaesani perché li sostituissero. Questi perirono tutti durante la ritirata di Russia al passaggio del fiume Beresina. La comunità pretese che coloro i quali per denaro si erano salvati costruissero a loro spese un gesuolo in suffragio degli scomparsi.
Qui, secondo la tradizione, aleggia nei dintorni proprio il Fantasme de Napoleon. Nel buio all’interno del Gisö, oscurità di secoli dimenticati, le radici d’un tremel cresciuto tra le piode del tetto scendono tentacolose fino a ghermire la statua d’una umanissima natività posta su d’un macero cavalletto di legno. Forse quel bellicoso demone son io, che in un recente fosco tramonto ho ripulito il cancelletto in ferro battuto dai rovi per guardarvi dentro. Un fantasma in cerca di esecrande anime tanto scellerate da far guerra con lui alla follia di questi tempi.

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VIE DI FUGA : Non Necessarie.
SUGGERIMENTI PER LA DISCESA : Ritorno dalla Caurga.
APPROFONDIMENTI: Nella seconda metà dell’ottocento la nuova Strada Comunale della Caurga, aperta con esplosivi nell’orrido vuoto (fino ad allora invalicabile) omonimo intaglio roccioso, creò un alternativa più diretta e lineare (ma anche più pericolosa) per Tremenico. Ricalcata ed allargata fino a renderla carrozzabile dal genio militare italiano ad inizio Novecento, dell’antica originale foggia resta oggi solo una compromessa breve bretella fino alla Provinciale 67, incontrata proprio dove una moderna Galleria bypassa la stretta ansa della Vecchia Strada del Cadorna in aggiramento dello sperone roccioso. La Vecchia strada Comunale, l’antica carrozzabile del Cadorna e l’attuale SP 67 annodate assieme a ridosso di quella Caurga che obbligò per secoli l’aggiramento della stessa lungo l’antica Via del Consolino.

APPROFONDIMENTI

RIFERIMENTI CARTOGRAFICI :

  • Mappe Teresiane e del Regno Lombardo Veneto

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI :

  • Memorie di una Valle

 

Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà  MNR – Negri “Manara” Raffaele

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