STRADA COMUNALE TREMENICO PAGNONA

Tremenico – Avano – Brugner – Gallino - Pagnona

  • Difficoltà : Percorso per Escursionisti Esperti T4 (T5)

Indicazioni : Assenti.

Bollatura : Assente.

Traccia : Mulattiera, sentiero, assente.

  • Tempo di percorrenza : ca 5 [h]

  • Dislivello positivo : ca 500 [m]

  • Periodo consigliato : Inizi di primavera a tardo autunno.

Nonostante (cento) anni fa fosse doviziosamente curata e mantenuta, il cercare di ripercorrere oggi questa lunga antichissima mulattiera comunale tra Tremenico e Pagnone è affare complicato, a tratti del tutto impossibile e destinato complessivamente ad esperti avventurieri. Il bypassare la Valle dei Molini e la Val Vaniga permette di contenere di molto le difficoltà, lasciando la suggestione di quei luoghi ad già saporito scorcio dal guard rail del nastro di butume. Terreno asciutto condizione imprescindibile. Mettere in conto qualche vetro rotto e le solite plasticacce nei tratti più vicini alla modernità.

  • Disponibilità acqua : Tremenico, Avano, Pagnona.

  • Appoggi : Strada Provinciale 67 – Nessuno.

  • Data di stesura relazione : Primi anni venti.

Cosa c’era prima della via carrabile del generale Cadorna, oggi SP67, ad unire i comuni di Tremenico e Pagnona nel cuore della ValVarrone? Analizzando le antiche mappe Teresiane e del regno Lombardo/Veneto si scopre che dagli anni ‘10 del Novecento il suo militare “stradoon” ha pesantemente (ma non in toto) ricalcato la vecchia preesistente Strada intra Comunale. Essa fu per secoli un ardito fragile camminamento; vitale arteria di comunicazione stesa su folli strapiombi di roccia per l’aspra morfologia del percorso o per la necessità di non frammentare fazzoletti di preziosissimo pascolo. Fonte di pena e di timoroso rispetto per chi viveva in ValVarrone, è stata comprensibilmente immediatamente abbandonata con l’arrivo (a colpi di mina!) della nuova “comoda” strada e condannata ad un’inesorabile ingrata rimozione dalla memoria collettiva. La Via, allora principe tra tutte, più diretta tra Tremenico e Pagnona; la Via, oggi recondita, più diretta per comprendere cosa fu la vita dell’uomo in Valvarrone.

Cosa c’era prima della via carrabile del generale Cadorna, oggi SP67, ad unire i comuni di Tremenico e Pagnona nel cuore della ValVarrone? Analizzando le antiche mappe Teresiane e del regno Lombardo/Veneto si scopre che dagli anni ‘10 del Novecento il suo militare “stradoon” ha pesantemente (ma non in toto) ricalcato la vecchia preesistente Strada intra Comunale. Essa fu per secoli un ardito fragile camminamento; vitale arteria di comunicazione stesa su folli strapiombi di roccia per l’aspra morfologia del percorso o per la necessità di non frammentare fazzoletti di preziosissimo pascolo. Fonte di pena e di timoroso rispetto per chi viveva in ValVarrone, è stata comprensibilmente immediatamente abbandonata con l’arrivo (a colpi di mina!) della nuova “comoda” strada e condannata ad un’inesorabile ingrata rimozione dalla memoria collettiva. La Via, allora principe tra tutte, più diretta tra Tremenico e Pagnona; la Via, oggi recondita, più diretta per comprendere cosa fu la vita dell’uomo in Valvarrone.

DESCRIZIONE: Partenza da tremenico, parcheggio di Via Roma. Attraversando la Provinciale si entra nel centro storico trovando subito Via alla Chiesa che, per suggestivi trasandati angusti scorci, conduce al vicolo ad arco che adduce al piazzale della chiesa di Sant’Agata. Ecco l’inizio della “Strada Comunale che da Tremenico mette ad Aveno”.

Girato attorno alla chiesa si supera un fatiscente monumentale tabernacolo scendendo sulla Provinciale. Sempre su asfalto si lascia il cimitero sulla sinistra raggiungendo un isolato gesuolo dedicato a Santa Lucia. Poco oltre è possibile gettarsi sotto la scarpata sull’antico devastato sedime della vecchia Strada che, sorretto da muretti a secco a monte e a valle, porta ai diroccati mulini dell’omonima umida valle. Scendendo su riva artificiale, sorretta da un imponente sponda di sassi, si raggiungono i ruderi del più basso mulino di questo compatto gruppo. Calandosi nella sua fiumicella (canale d’acqua che azionava la presa di forza della ruota) se ne raggiunge il piano alveo che facilmente si guada. Lo spettacolo decadente e consolante della Natura che riavvolge la saggezza perduta dell’uomo è qui più potente che mai.

Sull’altra sponda, lasciata una piccola deviazione fangosa per la strada (collegamento pedonale alle opere idrauliche moderne che si scorgono un poco più a valle) ecco invece sbucare dal sottobosco una mesta fila piana di sassi ben disposti. Questo era tracciato dell’antica Strada che, oltre un poggio, diventa stretta e pericolosa traccia franata di ungulati fino ad una costa più soliva e spoglia di altofusto dove conviene tornare sui propri passi o puntare (non verificato del tutto) direttamente alla Provinciale risalendo lungo un fitto bosco d’abete piantumato a valle della Provinciale per affrancare il pendio. Infatti, il successivo verticale canale roccioso non presenta tracce e, il ricongiungersi con il troncone mancante della Strada in discesa dall’edicola votiva prima di Avano, è impedito quasi subito dalla costruzione di una vasca di raccolta e di depurazione del refluo.

Ricominciando proprio da quest’edicola prima di Avano e dalla sua solida scalinata in salita dalla Provinciale si ritrova l’antica Strada che la sfila lasciandola a sinistra, presto però inerbata e soffocata da orti e capanni. Due gradini lasciano scendere sulla Provinciale che si attraversa ortogonalmente imboccando immantinente lo squallido sottopassaggio al parcheggio per la straziante bellezza della chiesetta di Santa Maria Assunta e del suo intimo piazzale acciottolato.
Per il centro di Avano, dalle deliziose immiserite piazzette, su via Rubini si torna sulla Provinciale dove, già alla prima curva, un interruzione del guard rail lascia aperta la possibilità di seguire con lo sguardo un basso muretto di sassi lungo circa un metro e proteso nel vuoto torci budella della valVarrone. Esso altro non è che l’inizio della “Strada Comunale che da Aveno mette a Pagnona” e la protezione a valle d’un esposta rampa della mulattiera che, presa in discesa, conduce a traversare lentamente verso la Val Vaniga.
Il proseguo, incredibilmente delicato su strapiombi ed ingombo di alberi schiantati, arriva a congiungersi con la maggior pulizia che un franoso sentierino in discesa da una piazzola di sosta (posta a metà strada tra Avano e le Gallerie di Vaniga – variante altamente consigliata) porta con sè. Tornata camminabile, la mulattiera effettua una volta cominciando a voler discendere verso l’isolato edificio di una centralina idroelettrica. Appena rasentato il corso d’acqua di fondovalle però, addocchiato sull’altra vicina sponda i chiari resti d’antichissimi ruderi, bisogna attentamente guadare – ovviamente non più aiutati dallo scomparso storico ponte di tronchi. Le misere spogli d’un nuovo mulino anticipano ad una ripida scarpata alle sue spalle protesa sugli inizi d’un orrido salto. La mulattiera torna a comparire in un espostissimo traverso (attenzione) che avvia ad una serie di tornanti a gomito. Cosa doveva essere farla in discesa, magari con la neve, zoccoli ai piedi e pesanti carichi in spalla?

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In riguardosa attentissima attraversata verso ovest eccola rasentare il ciglio d’un nuovo salto (attenzione) e finalmente approssimarsi tangente alla Provinciale dove si scopre che l’apposita apertura del Guard Rail è stata sbarrata da una stanga di ferro saldata. Nel scavalcare tale ostacolo la Cappelletta dal Canton suggella il sollievo di maggior spazio su cui appoggiare i piedi.

Seguendo la Provinciale, alle prime baite si prende la rampa di gradini che le raggiunge e, girandole alle spalle, la mulattiera incrocia di nuovo l’asfalto raggiungendo per tratto selciato ben conservato dalle pietre miliari al bordo, il fatiscente maggengo di Brugner.

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La Provinciale, che nulla è riuscita a salvare, guarda con ironia le burbere scritte arancioni sui muri delle cascine, dalle porte divelte e dai tetti sfondati, che intimano di non rubare le castagne tra le masserizie a terra. Transitato al piede dell’unica cascina recuperata si torna (canale lastricato) su asfalto raggiungendo un tornante. Dritto per dritto (traccia perduta) si rimonta l’asfalto quando questo abbandona i tornanti in luogo di una maggior linearità sotto Gallino. Rimontando al bosco a monte della provinciale (scalinata) si scopre nel breve i resti d’un paio di tornati selciati sotto vari tagli d’arbusti abbandonati a terra dopo la pulizia della linea della corrente. Dopo aver raggiunto due isolate cascine, per pascoli aperti si giunge alle spalle della chiesetta di Gallino. Attraversato l’ampio verde spiazzo si tiene la larga strada Militare fino ad un manipolo di antiche baite (in numero di quattro, più una rabboccata dozzinalmente) che si raggiungono e si superano nel prato a monte fino a ritrovare la mulattiera deviare a destra a ridosso di una bella baita restaurata. Nel bosco il sedime si rinvigorisce scendendo maestosamente sulla Provinciale.

Il prossimo brandello residuo è al fitto bosco di abeti prima dei prativi di Surnio. Un’apertura del guard rail permette di scendere ad un ancora conservato traverso della Strada che, divenuto sentierino, si stringe in cengia tra una placconata ed un salto di roccia. Di nuovo mulattiera, una rampa porta nel giardino d’un baitello e a rasentare, ingombro di residui di sfalcio, il ciglio d’un impressionante baratro. Allontanatosi un poco, eccola tornare, per brevissiomo tratto d’antico pieno spendore, sulla Provinciale nei pressi d’un orto/serra. Alla successiva cascina un ulteriore breve brandello, troppo vicino al sedime, è quasi impraticabile dai rovi. Quindi, quasi a Pagnona, poco prima del disordine (in)operoso d’un cascinale bordeggiante la carreggiata, la larga giunzione tra guard rail e muretto apre all’ultimo tratto di Strada che, selciata e a magnifiche larghe volte (passamano sulla valle di Cranda) giunge in vista di Pagnona e dello struggente spettacolo della sua bella bianca eterea chiesa.

Non posso pensare ad altro. Questa Strada Comunale fu, come l’epoca da cui proviene, sofferta – ma pienamente vissuta. Questa Strada Provinciale, reputata inizialmente salvifica, ha invece, quasi come una ferita mortale, dissanguato, verso il Lago e verso altri altrove, l’umana vitalità della ValVarrone.

Cent’anni di solitudine ho colmato con questo mio viaggio, esattamente quelli che hanno diviso il mio passaggio da quello dell’ultimo essere umano che ha ripercorso per intero questo cammino comun(al)e.

VIE DI FUGA : Assenti – Strada Provinciale 67
SUGGERIMENTI PER LA DISCESA : –

APPROFONDIMENTI

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI :

  • Mappe Teresiane e del Regno Lombardo Veneto

 

Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà  MNR – Negri “Manara” Raffaele

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