OMICIDIO DI NARELE DALLA TORRE DI CEREDA

Perledo – Alpe Cereda – Busso – Narele – Agueglio - Bologna

  • Difficoltà : Percorso per Escursionisti Esperti T4+

Indicazioni : Assenti.

Bollatura : Assente.

Traccia : Mulattiera, sentiero, traccia, assente.

  • Tempo di percorrenza : ca 7 [h] per tutto l’anello.

  • Dislivello positivo : ca 1000 [m]

  • Periodo consigliato : Autunno – Primavera.

Itinerario variegato ma con picchi di oppressiva vegetazione e di durezza inaspettata. Da non sottovalutare; terreno asciutto, buona visibilità e foglia caduta requisiti caldamente consigliati.

  • Disponibilità acqua : Cereda.

  • Appoggi : Paesi e frazioni.

  • Data di stesura relazione : Primi anni venti.

La bella Narele è un sogno di mezz’estate; una grigia pupilla di case nel verde iride d’un ameno prato. Appoggiata su d’un morbido bosco tenuto d’occhio dal Moncodeno, due perdute vie la raggiungono; una dagli spettrali ruderi dell’Alpe Cereda, cascinali nati dal furto di pietre dalla medioevale torre d’avvistamento – l’altra dalla “strada dell’Omicidio” lungo le balze che la separano da Agueglio. Cavalchiamo a Lei ora! Verso la rovina e la fine del mondo!

La bella Narele è un sogno di mezz’estate; una grigia pupilla di case nel verde iride d’un ameno prato. Appoggiata su d’un morbido bosco tenuto d’occhio dal Moncodeno, due perdute vie la raggiungono; una dagli spettrali ruderi dell’Alpe Cereda, cascinali nati dal furto di pietre dalla medioevale torre d’avvistamento – l’altra dalla “strada dell’Omicidio” lungo le balze che la separano da Agueglio. Cavalchiamo a Lei ora! Verso la rovina e la fine del mondo!

DESCRIZIONE: Partenza da Perledo, Via per Vezio – parcheggio di zona industriale. Presa la diretta scalinata indicata con l’arancio del Viandante si sale alla Chiesa della Beata Vergine di Caravaggio in Campallo. Per breve tratto di confusa campagna, si giunge ai campetti sportivi sotto a Perledo e, Intrufolandosi in breve nel pittoresco centro storico, si viene subito scovati dalla bellezza e travolti dall’imponenza della torre campanaria romanica della chiesa di San Martino. Quasi sospinto via da cotanto lignaggio non posso che arretrare sulla maestosità d’un selciato che ve ne si allontana risalendo verso Esino e verso una nuova storia tutta da ritrovare.
Con gran possanza e determinazione, il largo sedime selciato risale dolcemente – poco bisognoso di tornanti. Nei pressi della Val del Leccio una panoramica inversione porta a risalire obbligati verso la carrabile Via per Esino lasciando così un magnifico terrapieno dell’antica Via venir inghiottito dai rovi. Su asfalto si prosegue fino a ritrovare il successivo brandello di Via scampato dall’asfalto staccarsi a monte vedendolo presto, dopo un edicola, biforcarsi. A sinistra parte così la consorziale dei Foppi diretta alla Torre di Cereda.

Salendo per segnata ma dismessa traccia si giunge su d’una nervatura del bosco a sinistra d’una regolare depressione dello stesso. Tenendo la destra alla sua sommità si comincia a traversare per radure e confuse collinette fino ad una larga foppa disseminata di massi ed addossata ad una viva verticale faglia della montagna disposta sopra ad una china di roccia. Girandole appresso se ne raggiunge la sommità scoprendovi l’ipotesi di locazione dell’antica Torre Medioevale d’avvistamento – una fossa dal regolare profilo che porta ancora indizi di muratura e la superba vista comunicante tra Vezio ed S.Vittore – dominate sulla Via per Esino abbandonata alla deviazione dei Foppi. Poco più sotto invece, terrazzamenti la separano dai ruderi dell’Alpe Cereda e dal totale abbandono della sua mulattiera bretella di carico.

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Proprio su quegli ampi terrazzi, parte uno storico sentierone su terrapieno in leggera direzione NE che, seguendo un tubo dell’acqua, si congiunge su un traverso più battuto nei pressi di una sorgente. A sinistra , dopo pochi metri, si sbuca alla bella baita restaurata di Cereda e lì, in piano, in leggera direzione SE e subito asfissiata dagli ontani, una labilissima traccia s’appresta in bilico su d’una vallecola. Procedendo (a tratti con molto dubbio) sulla successiva larga costa nella medesima oppressione arbustiva ci s’insinua in una depressione valliva dove la traccia si rinfranca passando sopra ai resti accartocciati ed arrugginiti di un’automobile(!). Per traccia esposta su salto si avvicina in piano al Canal d’Olio dove un ardito sperone sembra sospeso sopra la volta arborea. La curiosità svela subito una cengia spettacolare (attenzione, esposta) che scende all’alveo e che rasenta il piede della guglia a metà placconata.

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Proseguendo su tracciolina esposta su boschetti sospesi si rintracciano alcuni provvidenziali tagli che per poggi prativi conducono al piano pulpito roccioso detto “Sasso del Buco” affacciato mirabilmente su Esino e sulla Grigna. Si scende quindi verso la Val di Grom per boschetti sotto d’un roccione dalla dolce rientranza fino a trovare un buon sentiero che conduce ad un gruppetto di baite diroccate al di qua del nucleo di Busso.
Dietro di esse si sale per ripido sentiero incassato sulla costa. Si devia a destra all’intersezione con una nuova traccia e si giunge ad un nucleo di fatiscenti cascine in una dolce conca prativa. Si prende la costa alla loro destra e per tracciolina sporca riportante evidenti segni d’incendio si è felicemente dalla Narele dai tetti incassati, quasi a voler contenere un poco l’irruenza del panorama al di sopra di essi, tra due estensioni di facciata.

Al termine congiunto della lingua di case e della pista sterrata proveniente da Esino un’ambigua apertura d’una muraglia d’arbusti nascone l’arrivo d’una tracciolina che s’intuisce allontanarsi nel bosco. Inizialmente sostenuta ed un poco pulita, dopo il primo panoramico poggio finisce abbandonata e soverchiata dalla lussureggiante vegetazione. La Consorziale dell’Omicidio procede così per balze e poggi, persa tra gli ontani e vagamente traditrice su d’un vuoto non oppressivo ma sempre presente sopra il Sasso dell’Enula. Si sbuca infine, dopo molta pena, sulla SP65 – poco sotto al pulpito panoramico con lapide del Pensa. Seguendo con tedio il piattume del nastro d’asfalto lo si abbandona per discendere al Sacrario d’Agueglio.

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Preso un buon sentiero si discende tra belle baite fino ad incrociare una pista di servizio ad una di esse. Puntando a NO nel rasentare un ampio prato si scopre l’ampio sedime della discesa tagliato da un filare d’abeti. La mulattiera proveniente da Bologna, in parte ancora selciata, accompagna mirabilmente il ritorno a Perledo.

La storia è un mondo di oscurità; impossibile vedere nel futuro, quasi altrettanto difficile rischiarare le tenebre del passato dimenticato. Eppure, eppure guai a farsi trovare in cammino senza una luce con se – a non riconoscersi cavallerescamente, nel riflesso di questo antropomorfo Lago, quale lucciola danzante in quest’ancor dolce stuggente sera sul far del buio.

VIE DI FUGA : Assenti sulla Via di Sasso Buco e sulla Strada dell’Omicidio.
SUGGERIMENTI PER IL RITORNO : Anello già comprensivo di ritorno.

APPROFONDIMENTI

RIFERIMENTI CARTOGRAFICI :


• CARTA IGM
Zona ed itinerario rappresentati alquanto sommariamente ma correttamente.

Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà  MNR – Negri “Manara” Raffaele

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