LA FORZIOLA - VAL TALEGGIO DA SAN GIOVANNI BIANCO

San Giovanni Bianco – Roncaglia – Cantalto - Sottochiesa

  • Difficoltà : Percorso per Escursionisti T4-

Indicazioni : Assenti.

Bollatura : Assente.

Traccia :Mulattiera, sentiero, traccia.

  • Tempo di percorrenza : ca 5 [h] per la sola andata.

  • Dislivello positivo : ca 600 [m]

  • Periodo consigliato : Tardo autunno, primizie di primavera.

Lungo itinerario per avventurieri. Zone remote e potenzialmente ostili. Buona visibilità imprescindibile.

  • Disponibilità acqua : Nessuna.

  • Appoggi : Nessuno.

  • Data di stesura relazione : Primi anni venti.

L’amena Val Taleggio, dal cuore tinteggiato di verdi e morbidi pascoli, incastonata nello stretto abbraccio delle Prealpi Bergamasche e Lecchesi, fu lungamente umana terra di confine: contesa tra Milano e Venezia dai rispettivi accessi tramite la Culmine di San Pietro (Ovest – verso la Valsassina) e dal Colle di Bura (Sud – Val Brembilla). La sua naturale idrografica appartenenza alla Val Brembana (fiume Enna) non fu quindi mai direttrice principale d’accesso - se non con l’apertura della SP25 “dell’Orrido” ad inizio novecento. Prima di essa infatti, il collegamento con San Giovanni Bianco era possibile solo (parole dell’abate Stoppani!) con “l’aspro sentiero della Forziola” oggi totalmente rimosso dall’attuale conoscenza collettiva di Storia e Territorio. Un’antica sapiente Via questo sentiero, l’impagabile e commovente talismano da allacciarsi al collo per assaporare il mondo irrimediabilmente perduto da cui proviene.

L’amena Val Taleggio, dal cuore tinteggiato di verdi e morbidi pascoli, incastonata nello stretto abbraccio delle Prealpi Bergamasche e Lecchesi, fu lungamente umana terra di confine: contesa tra Milano e Venezia dai rispettivi accessi tramite la Culmine di San Pietro (Ovest – verso la Valsassina) e dal Colle di Bura (Sud – Val Brembilla). La sua naturale idrografica appartenenza alla Val Brembana (fiume Enna) non fu quindi mai direttrice principale d’accesso - se non con l’apertura della SP25 “dell’Orrido” ad inizio novecento. Prima di essa infatti, il collegamento con San Giovanni Bianco era possibile solo (parole dell’abate Stoppani!) con “l’aspro sentiero della Forziola” oggi totalmente rimosso dall’attuale conoscenza collettiva di Storia e Territorio. Un’antica sapiente Via questo sentiero, l’impagabile e commovente talismano da allacciarsi al collo per assaporare il mondo irrimediabilmente perduto da cui proviene.

DESCRIZIONE: Il primo tratto della Strada Comunale da (e per) San Giovanni Bianco della Val Taleggio è stata, negli anni, fedelmente ricalcata dalla SP25. Tanto vale allora portarsi con l’auto a Roncaglia Entro, parcheggiando nei pressi della Chiesa di San Francesco e Maria Ausiliatrice.
Dietro ai capannoni della zona industriale, una strada asfaltata si alza in direzione dei monti di Ronco de Matelli ma, già al primo bivio a sinistra, subito ci si ritrova a camminare sull’Antica Via diretta a Sottochiesa, qui per detta ancora “per Cantalto”. Su largo sedime dal fondo naturale, si scende in Val di Aria che si valica per pittoresco ponticello ad arco e poi, per traverso e manciata di tornanti, si giunge ai ruderi frammisti di nuove cascine di Cantalto basso. Superato il borgo e presa la strada silvopastorale di servizio, al posto di scendere verso la SP25, la si segue salendo per ameni scorci prativi punteggiati di rustici cascinali fin oltre un primo guado sulla Val della Tribuline. Qui, nei pressi di antichi muri a secco parte il sentiero della Forziola (nota anche come Strada del Forcellino) diretto a Sottochiesa; nessun luogo è mai sembrato più lontano.

L’avvio, di imboscatissime volte, è alquanto fastidioso e dubbio ma lasciata una traccia piana ceca a sinistra (rudere), per tratto aperto si perviene a dei gradini in sasso disposti su volte che portano ad un poco marcato poggiolo. Da qui, tornanti ben impostati di largo sedime ormai slavato e dismesso menano ad un marcatissimo intaglio alle spalle del promontorio di q.ta 620 [IGM] – magico pulpito baciato dal sole, oscenamente affacciato sul nero abisso spumeggiante dell’Enna e fronteggiato dalla Collina dell’orrore segnata da forme rocciose bislacche – cacofoniche – su cui giocano lunghe malefiche ombre.
Il turbamento lascia spazio alla meraviglia quando, scesi leggermente, un lungo traverso (che mostra evidenti segni d’esser stato mirabilmente ricavato artificialmente dalla roccia) porta ad una sublime aerea cengia.

Di nuovo un poco in discesa, una logora vecchissima lapide, posta nel tratto scavato d’una costa, porta il gentile nome di Lizabet. Il disorientamento che dona alla mente del pellegrino sembra predisporlo all’ingresso nella tormentata Val di Pioda; un mondo più ombroso e boscoso, segnato da vicino dagli speroni fantastici della Corna Colomba e da lontano da formazioni possenti, slanciate ed implose, della Corna del Tetto.

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Scesa, raggiunta ed aggirata un’ultima erbosa costa, la Via discende in de la Pioda per tratto un poco esposto. Stando bassi si trovano alcune piccole graziose pozze sopra le quali ripartono le strette volte della Via. Transitando con saggezza in un traverso ascendente circondato da sempre nuove ambigue figure rocciose, si sbuca su prativi che suggeriscono di non superare la successiva vallecola ma di salire direttamente sul vicino largo e battuto sentiero 131.

Su selciato lo si segue rilassandosi fino alla Valle del Budri, quindi poi lo si abbandona. Fuori – oltre le cuspidi di q.ta 864 – per sapiente dimenticata mulattiera si perviene alla selletta a monte di q.ta 865 dove finalmente individuare il valico della Forziola (o Forcellino – q.ta 970) che ha dato il nome a tutta questa lunga traversata.

Raggiuntolo in breve, di nuovo su segnavia 131, per ampie volte a tratti selciate, si scende comodamente ma anche decisamente (Strada per Cantiglio) – richiamati dal dolce canto della Val Asinina e, tra la devastazione dell’Antica Via nei pressi del greto, quale commozione riscoprirvi ancora il Ponte della Forcola dalla schiena d’asino! Lui come il mite compagno equido di infinite fatiche.

Sull’altra sponda la devastazione della Via non prosegue, anzi, s’accentua; in una vallecola scompare, franata, prima di ritrovarla sentieraccio. Poi piano piano, ciottolo dopo ciottolo – muretto per muretto – si rinfranca nelle sue vestigia d’antica importanza. Nei pressi degli sparpagliati cascinali di Cantello, la vista non sa dividersi tra lo spettacolo selvaggio della Forziola e la romantica visione d’una stradicciola sterrata diretta alla vicina Sottochiesa.

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Nell’entrare a Sottochiesa, grande è l’orgoglio e la contentezza al pensiero di quanto è stato ritrovato, strappato dall’oblio del tempo, ma, al sollievo nato alla fine dei pericoli del lungo viaggio, la mente torna inevitabilmente a Lizabet.
Ora forse so chi sei. Arrivederci mia cara fanciulla, chiaramente innamorata! – simbolo d’umanità, saggia ed innocente, che corresti in contro al mondo quando questi era giovane e bello. La tua caduta è la nostra.

VIE DI FUGA : Assenti.
APPROFONDIMENTI : Fuori dalla Val di Pioda, il ricercare con gli occhi la Via appena percorsa svelerà un traverso più alto e più “impostato” (ma apparentemente cieco) rispetto all’originilità del percorso catastale delle vecchie mappe. Ammodernamenti mai portati a termine? Deviazione per grossa carbonaia?
SUGGERIMENTI PER IL RITORNO :
Di ritorno dalla Forziola conviene salire per magnifica mulattiera dai molti stretti tornanti a Cantiglio. Raggiunto il suo maestoso doppio fontanile si prosegue fuori in piano su storico sedime segnato da stinti bolli blu. Facilmente si giunge alla costa su sinistra idrografica della Val del Budrì dominata dalla superba vista rocciosa dell’Unghia. Per sentiero ben impostato si sale ad una sella a monte di q.ta 900 scendendo in un canalino serrato da due intransigenti contrafforti rocciosi.

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Fermandosi appena oltre ad essi, la traccia risale uno stretto camminamento tra lastre che sembrano merlature di castello fino al piede d’una nuova torre. Tenendo la sinistra si risale un camino terroso per poi discenderne l’opposto suo simile. Per traverso alto si transita nei pressi del rudere d’un casello e poi per nuovo ripido canalino dalle volte del sentiero sostenute da mura a secco – si scende ad un epitaffio marmoreo a ricordo. Traversando verso est si supera una costa erbosa segnata da un risalto di roccia (sorgiva) approdando ad una Valle di Pioda dove lastre inclinate spingono lo sguardo a valle, verso un nero castello di lugubri guglie. Continuando a traversare, ecco il bianco tetto dell’omonima Corna ergersi osceno sopra ai carpini in un tripudio di forme non euclidee e spazi e proporzioni ciclopiche che disorientano nervi stanchi e membra pesanti. Ormai parallelo al 131, il sentiero prosegue autonomo fino alla giunzione sul fondo di Val Tribuline. Ormai prossimi alla Mulattiera per Pianca, selciata ma a tratti malmessa e abusata, ci si lascia trasportare fino a Cantalto (alto!) dove, a sinistra, diparte una mulattiera che, con due ponticelli, riconsegna grati alla pista schifata un’eternità fa in luogo della Forziola, ormai già dietro alla zona industriale di Roncaglia Entro.

APPROFONDIMENTI

RIFERIMENTI CARTOGRAFICI :

  • Mappe ottocentesche del regno Lombardo Veneto
  • Carta IGM

Zona rappresentata abbastanza fedelmente – Strada della Forziola (o del Forcellino) segnata nel solo suo tratto iniziale fino nei pressi della Val di Pioda.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI :

  • Antonio Stoppani – Guida Itinerario alle Prealpi Bergamasche (1877)

Un solo accenno, un nome sfuggito all’oblio – grazie per aver fatto sognare un gruppo d’amici quasi 150 anni dopo…

  • itinerAlp – Sentiero della Forziola

“Lizabet, ci hai spezzato il cuore!”

Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà  MNR – Negri “Manara” Raffaele

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