IL DENTE DAL PASSO DEL LUPO

Primaluna – Pra del Giarch – Passo del Lupo – Il Dente

  • Difficoltà :

Fino al Pra del Giarch : Percorso Escursionistico T2

Indicazioni : Buone;

Bollatura : Buona;

Traccia : Pista, Mulattiera, sentiero;

Salita al Dente: Percorso per Escursionisti Esperti T4 (Passo del Lupo T6)

Indicazioni : Nessuna;

Bollatura : Nessuna;

Traccia : Labile o assente;

  • Tempo di salita : ca 3,5 [h]

  • Dislivello positivo : 1300 ca

  • Periodo consigliato : Aprile – Novembre

La panoramicità e la necessità di individuare visivamente il Passo del Lupo impongono, per questo itinerario, buone condizioni di visibilità. Meglio non fidarsi della vetusta corda d’acciaio al Passo. Fondamentale un attrezzo da taglio (roncola o seghetto) per aprirsi la strada nel tratto terminale del Dente.

  • Disponibilità acqua : Nessuna.

  • Appoggi : Rifugio Riva.

  • Data di stesura relazione: Primi anni venti.

Percorrendo serafici la Valsassina, superata la stretta della Rocca di Baiedo, si giunge morbidamente ad Introbio. Qui, voltato l’angolo per Primaluna, lo schiaffo visivo, osceno e provocatorio, della Grigna mozza il fiato. L’arcigna Parete Fasana si staglia austera contro il cielo schiacciando l’osservatore a terra. Tra Lei e le non meno severe propaggini della Cima Palone e Piz Eghen sullo sfondo, una sfacciata prua boscosa dagli scafi di roccia s’impenna di fronte ai violenti marosi di quell’oceano di verticalità. Il suo fermo fronteggiare tanta tetra bellezza, invero, la sublima. Un autentico monito questo; di quelli da portare al collo, come un Dente di Lupo strappato ferocemente dalla bocca famelica del suo proprietario.

Percorrendo serafici la Valsassina, superata la stretta della Rocca di Baiedo, si giunge morbidamente ad Introbio. Qui, voltato l’angolo per Primaluna, lo schiaffo visivo, osceno e provocatorio, della Grigna mozza il fiato. L’arcigna Parete Fasana si staglia austera contro il cielo schiacciando l’osservatore a terra. Tra Lei e le non meno severe propaggini della Cima Palone e Piz Eghen sullo sfondo, una sfacciata prua boscosa dagli scafi di roccia s’impenna di fronte ai violenti marosi di quell’oceano di verticalità. Il suo fermo fronteggiare tanta tetra bellezza, invero, la sublima. Un autentico monito questo; di quelli da portare al collo, come un Dente di Lupo strappato ferocemente dalla bocca famelica del suo proprietario.

DESCRIZIONE: Partenza da Primaluna. Procedendo su Via Caraletta si supera il Pioverna su d’un ponte pedonale e, superate alcune fattorie e maneggi, si raggiunge l’area Picnic curata dagli Alpini. Su pista selciata si prosegue fino ad un largo spiazzo prospiciente sulla Val di Baredo. Senza un ripensamento si ignora la pista cementata diretta al Rifugio Riva e si attraversa su ponticello il corso d’acqua.
Un largo sentiero nel castagneto traversa fino alla dorsalina che prelude alla Valletta di Longola. Qui si devia dal percorso principale raggiungendo in breve le rammodernate baite dell’Alpe Teresa. A monte dei prati e delle costruzioni, una fitta abetaia accoglie la ripida traccia diretta ai miseri resti dell’Alpe Guzzafame. Ora per più largo percorso si cominciano a notare trampolini e paraboliche di quello che, a tutti gli effetti, è diventata una pista di discesa per downhill. La natura “recente” di questo bosco (necessità d’assestamento del pendio) e la deriva di questo storico percorso fanno aumentare inevitabilmente il ritmo. Velocemente si sbuca su d’una pista agro silvo pastorale. Questo è il Sentiero dei Faggi, o meglio, la strada per evacuare velocemente i faggi tagliati. Per fortuna è certa lassù la presenza del tonico di ciò che è selvaggio e speranzosi si imbocca il sentiero segnato per il Pra del Giarch. Alla prima apertura della volta frondosa, tanta speranza si rivelerà ben riposta. Uno spettacolo imponente travolge il miscredente mentre il pellegrino in esso trova rinnovata la sua fede e l’avventuriero può finalmente sentirsi a casa.

Dopo aver riattraversato la Val di Baredo si giunge al largo verde intimo spiazzo del Pra del Giarch dove un altarino di marmo fa compagnia ad una contorta radice con incastonato un umile Cristo di Legno. Nella faggeta si rintraccia il flebile Sentiero dei Vendui Olt e per ripide serpentine franose si torna all’aperto. Sotto l’aggettante Parete Fasana che sembra sovrastare ogni cosa il selvaggio profilo del Dente domina prepotente la scena.

L’integerrima muraglia rocciosa che para compiaciuto mostra un tratto più vulnerabile sopra una larga chiazza morenica. Quello è il Passo del Lupo; la cruna dell’ago da cui passare per meritarsi il Dente.
Si abbandona la traccia traversando fuori via pendii spazzati dalle valanghe e ingombri di fastidiosi arbusti d’ontano e giovani faggi. Procedendo a vista si traversa l’angusto Canale di Talent raggiungendo poi un po’ più agevolmente il termine ultimo della Val di Baredo; impudicamente tronca contro un largo salto di roccia coronato di mighoff (pini mughi). Tra grossi massi si rimontano le radici delle verticali pareti rocciose del dente. Si risale un’erta costa erbosa che vi si stacca verso oriente sbucando ai piedi d’una pietraia. Ci si riavvicina al Dente guadagnando un vicino cono terroso, a sinistra, che s’incunea in un pauroso anfratto terminante in una sinistra grotta. Le curiose formazioni di roccia sulla destra hanno forme e proporzioni d’incubo. Ci si sente chiaramente nella tana del Lupo e l’occhio non vi scova alcuna uscita possibile. Sulla sinistra invece, tra foglie ed infimo terriccio, un’ esposta cengia conduce ad un ripido diedro su cui penzola, quasi invisibile, un provvidenziale quanto vecchio cavo di ferro in treccia. Saggiatone l’affidabilità dell’aiuto che offre, permette di raggiungere un ostico gradino e poi, per breve traverso, la larga e boscosa dorsale del Dente.
Si sale abbastanza liberamente. Alcuni stinti bolli rossi potranno far occhiolino tra i sassi e, con o senza di essi, si giunge ad un marcata punta solitaria. Dalle rocce sulla sua sommità il Dente sembra soccombere di fronte alla possanza della Parete Fasana. Gli si corre in aiuto percorrendo un’ariosa crestina sugli ultimi lembi d’una faggeta che sempre più spazio lascia oramai ai larici.
Una muraglia di mighoff sbarra però presto il passo. Ci si sente davvero come il Principe, anche lui alle prese con la disperazione di fronte al castello della Bella Addormentata inghiottito dai rovi. Raggiungendo con breve traverso il precipite fianco meridionale del Dente vi si scorge però un’oscura apertura appena appena praticabile. Ci si intrufola come topolini, completamente avvolti da nodoso legno e da fastidioso fogliame aghiforme. In questo labirintico toboga ci si sente davvero come inghiottiti nel procedere lentamente, destreggiandosi tra la forzata apertura d’un passaggio e il delicato aggiramento d’un ostacolo. Se la salita è lenta è però anche molto ripida e ci si ritrova spesso a ringraziare questo contorto manto asfissiante per la protezione e il supporto che fornisce alla progressione.
Il tempo perde riferimenti. Alcune aperture permettono di prender aria prima d’un verde e ripido canalino. E poi mighoff, ancora e ancora. Un bianco scheletro di larice, appeso sull’abisso, segna l’inizio della fine. Una cresta rocciosa, compatta ed aerea, conduce alla biforcuta cima del Dente. Siamo usciti dal ventre del Lupo e ora, dai suoi canini, ammiriamo la luce che ci abbacina.
Ubriachi dell’immenso spettacolare girotondo di panorami è ora di tornare a casa. La discesa ormai prossima è già un nuovo inizio e sarà di certo più divertente da percorre che in sella ad una bicicletta su di un percorso preparato.
Sono stato molto combattuto sul pubblicare una tavola di vetta. Alla fine non ci sarà. Credo perché se la cima d’una montagna è la base di un’altra, il panorama che avrei mostrato sarebbe stato quello del mio prossimo sogno. Mi dispiace, davvero; ma non esiste niente di più prezioso.

VIE DI FUGA : Il Passo del Lupo è tratto obbligato come il percorso tra i mughi del tratto sommitale. Il restante percorso è abbastanza libero.
SUGGERIMENTI PER LA DISCESA : La discesa può bypassare il Passo del Lupo seguendo la dorsale del Dente fino ad incontrare il sentiero proveniente dal Passo della Stanga e diretto allo Zapel.
CONSIDERAZIONI: La cima raggiunta dalla relazione è quella est. La cima Ovest, alta uguale e distante poche decine di metri in linea d’aria, è raggiungibile con scrupolo prettamente alpinistico.

APPROFONDIMENTI

RIFERIMENTI CARTOGRAFICI :

• Carta 1:35000 “GRIGNE – RESEGONE – CAMPELLI – TRE SIGNORI – LEGNONE” e IGM
Il Dente è solo indicato, sia pur con livelli di dettaglio differenti.

Carta 1:20000 “Gruppo delle Grigne”
Passo del Lupo indicato ed indicata pure la traccia che lo risale e che scende in Val Cugnoletta ricollegandosi con il sentiero del Passo della Stanga.

RIFERIMENTI BIBLIORAFICI :

• Silvio Saglio : “Guida dei Monti d’Italia – Le Grigne” – 1937
Relazione tanto inestimabile quanto criptica. Ovviamente anacronistica.

• itinerAlp: “Il Dente”
Relazione seria e scrupolosa. Raggiunta anche la “cima ovest”.

Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà  MNR – Negri “Manara” Raffaele

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