Difficoltà : Percorso per Escursionisti Esperti T5
Indicazioni : Assenti.
Bollatura : Assente.
Traccia : Mulattiera, sentiero, assente.
Tempo di percorrenza : ca 4 [h]
Dislivello positivo : ca 1100 [m]
Periodo consigliato : Tardo autunno, Primavera.
Isolamento opprimente, difficoltà d’orientamento – terreno tecnico e faticoso, a tratti esposto – destinano questo itinerario esclusivamente ad avventurieri esperti di luoghi impervi e senza traccia. Terreno asciutto e buona visibilità requisiti caldamente consigliati.
Disponibilità acqua : Assenti.
Appoggi : Nessuno.
Data di stesura relazione : Primi anni venti.
DESCRIZIONE: Partenza da Valtorta, Via Olimpiadi. Parcheggiato nell’ampio piazzale, steso a servizio della schiera di villini che hanno asfissiato le antiche Baite Fratti, (a piedi) si seguono le indicazioni per Valsecca ed Artavaggio. Subito però, appena attraversata su ponte carrabile la snobbata Valle Torta (!), al limitare d’uno spiazzo prativo in cui campeggia un edicola votiva, si abbandona la silvo pastorale (segnavia 103) per prendere un piano sentiero che rasenta una piccola centrale.
Scesi velocemente su storico sedime secondario ad una baita isolata dalla bella vista sulla Corna del Colonnello, sono già sulla “Strada Comunale che dal Vendullo conduce in Valle Torta”.
Ad un bivio a monte dell’immobile, si prende a sinistra ed in piano si procede fino ad un ponticello di grate metalliche che supera una sfasciata vallecola. Poco oltre, dopo un ajale lasciato a manca, un’umile piana tracciolina si stacca a sinistra per continuare romanticamente in quota. Seguendola, alla successiva larga costa essa si biforca nuovamente ma è ora la dritta ad avere ragione nella scelta della Via. Passati sotto ad un enorme boccione isolato (resti di ricovero a secco) si procede fino al sassoso fondo della Val Secca. Su sponda opposta la Via è decisamente meno pulita e, tra schianti e tratti livellati alla stregua del sottobosco, si giunge finalmente sul Filone occidentale del Vendullo (Vendulo su IGM).
Attraversando verso sinistra sopra un nerbo di roccia, un morbido tratto in leggera discesa conduce ad un ampissimo ajale; quasi una piazza di mistero in una magica foresta mista di silenziosi faggi ed abeti. Qui, tenendo rigorosamente la direttrice di massima pendenza (numerose labili tracce dirette ai lati), coadiuvati solo a tratti dalla presenza di un segno di transito, si sale con monotonia il sostenuto bosco per interminabile successione di piazzole di carbonai.
Sulla tre quarti del suo sviluppo, il centro del pendio si scava in un autentico colatoio detritico offrendo finalmente una chiara traccia sulla sua destra e che in breve lo affianca e lo valica numerose volte. Infine, il Vendullo si apre al centro in una distesa di coriacei mughi che lasciano intravedere l’orripilante triangolo di Q.ta 1741 [IGM] occhieggiare risentita verso di me. Per fortuna, tra tracce di ungulati ed i resti del vecchio sentiero, si procede spediti, sia pur faticosissimamente, fino ad un ultimo traverso che riporta, dal centro di questo conoide lungamente risalito, di nuovo sul Filone occidentale. Un ultimo ajale, dimenticato sotto all’imponenza d’un ciclopico masso, schiude ad un traverso ascendente che, lambendo tale megalite a sinistra, apre ad un erto prativo. Risalitolo, a destra, una tracciolina aiuta a puntare il Filone orientale ad una longilinea morbida sella – oggi sconosciuto confine dei comuni di Vedeseta e Valtorta, un tempo conteso confine di stato tra Milano e Venezia.
Guadagnato l’affilato displuvio, sui lisci ripidissimi scivoli delle pendici nord orientali del Cantarso, una traccia avvia un traballante ma logico traverso, in leggera discesa, verso un franato preoccupante canale.
Superatolo, su esposta erta china di erba striata di rocce, una traccia d’ungulati aiuta a trovare un obbligato difficile passaggio nella barriera degli impenetrabili mughi. Di nuovo in rotta, alti sopra ai ruderi di una lontanissima Raisere ed in faccia agli alpeggi di Concoli e Culo Freddo, a quota costante, si continua nel traverso su di un’esile tracciolina nata al piede della Via Storica oggi totalmente fagocitata dai meghoff.
Finito su d’una morbida onda del pendio sono fuori; pronto a scendere (slavaggio) alla Via che – per ampio semicerchio nella Val d’Ancogno – mi conduca a Culo Freddo o, disposto a salire liberamente per pascolivi prati, alla cresta del Cantarso a preludio dell’Alpe Piazzo.
Ora, a mente calma, mi vien da pensare che più che il bosco, i ripidi valanghivi prati del traverso finale avran dato il nome Vendullo ai due Filoni che unitisi li generano. Oggi, la rottura delle condizioni di equilibrio del manto nevoso della nostra civiltà è innegabile. Scivoliamo freddamente via dalla Realtà, sempre più velocemente, con un ebete sorriso di serietà stampata sul volto.
Basta! Un brivido mi strappa ai miei cattivi pensieri. Il sole batte forte, son tutto sudato. Meno male, è estate.
VIE DI FUGA: Assenti. IGM alla mano, altre tracce dal Vendullo riconducono alla Baita Abitacolo ma non sono state verificate.
SUGGERIMENTI PER IL RITORNO: Sentiero 103 della Val Secca. Spettacolo meraviglioso di bizzarre forme turrite d’incubo.
RIFERIMENTI CARTOGRAFICI :
Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà MNR – Negri “Manara” Raffaele
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